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L'idromele (Mead) nella storia di Akrai

I Greci in Magna Grecia

Mappa delle colonizzazioni antiche in Sicilia

 

 

La penetrazione Corinzia

Miscello e Archia

Seguiva l’anno del mondo 2920, dinanzi l’ombelico (omphalos) presso Delfi, in Grecia, giunsero contemporaneamente due uomini, eletti dai loro rispettivi popoli quali ecisti di nuove fondazioni, erano qui per consultare la Pizia apollinea, la divinità custode del tempio di Apollo,  entrambi, accomunati da un unico desiderio di riscatto per il rispettivo destino.

   

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Il primo dei due Miscello da Ripe, “il gobbo Miscello”, acheo e nobile, lega la sua storia alla fondazione dell'antica Kroton, (Crotone 710/709 a.C.), che cercava e quindi chiese all'Oracolo l'indicazione di un luogo ove si trovassero: Salute e benessere.

Il secondo: Archia, il corinzio, discendente da Eracle e dai Bacchiadi, famiglia di stirpe reale considerato il primo tra i Corinzi per fama e potere, ma reduce da talune vicende delittuose  che, per secondo tra i due, chiese all'oracolo un luogo ove si trovasse Ricchezza e bellezza.

L’oracolo indicò ad entrambi la rispettiva strada per la redenzione richiesta,

ad Archia in particolare rispose:

«Nel vaporoso mare Ortigia giace, sopra Trinacria là, dove la bocca si spande dell'Alfeo, che unisce le acque alla sorgente di Aretusa amena”.

In questo modo Archia veniva graziato dai misfatti compiuti in precedenza ed egli leale, non esitò ad eseguire l’indicazione dell’oracolo, fino a conquistare e fondare Siracusa nel 734 a.C.

La conquista di Ortigia non fu difficile, poiché il villaggio siculo, Si piegò presto all’invasore

La Polis Akrai (oggi Palazzolo Acreide) dove si coniava moneta

Sul processo che condusse alla fondazione della Polis Akrai, ci torneremo spesso, ci limitiamo qui, per adesso, a descrivere i principali miti e riti della polis siceliota corinzia che ci sta a cuore.

Le divinità Ctonie

Demetra è la divinità della terra rappresenta la fecondità (celebrata nel  Tesmoforion della strada romana, riportato alla luce nel 2007)

Kore - Persefone figlia di Demetra, rappresenta l'anima della terra, la sua forza capace di tramutare il seme in pianta (nella zona archeologica è presente il suo tempio, come evidenziabile nella stele del mercato di Akrai, ritrovata a Colleorbo)

Cibele divinità Frigia (celebrata nei Santoni)

 

(Angela Bellia) I « Santoni » di Akrai costituiscono la prima testimonianza figurativa di Cibele nell’Occidente greco.  La prima testimonianza della diffusione del culto di Cibele verso Occidente è attestata dal rinvenimento a Locri di una epigrafe arcaica. quelle dei « Santoni » di Akrai costituiscono una testimonianza di grandissimo valore per l’evidente rapporto tra l’aspetto storico-religioso e figurative con quello musicale.  La rappresentazione pressoché costante della dea che regge il tympanon sulle sculture di Palazzolo Acreide rimanda all’atmosfera entusiastico-orgiastica suscitata dallo strumento musicale in uso nel culto metroaco caratterizzato da riti notturni e da un acceso e talvolta violento entusiasmo religioso provocato dal suono dei sacri strumenti. La peculiare singolarità dei « Santoni » di Akrai, la versione marcatamente orgiastica, al di fuori dell’ambiente cittadino e nutrito della ‘qualitas’naturalistica della zona, e la complessità delle raffigurazioni costituiscono una fusione di elementi diversi e caratteristici connessi a Cibele e una preziosa attestazione del processo di diffusione del suo culto in Occidente, culminato nel 205/4 a.C. con la richiesta dei senatori romani ad Attalo di Pergamo dell’idolo aniconico di Pessinunte, collocato poi sul Palatino

                                                                                                         

 

Hyero II Tiranno di Siracusa - Basileus di Sicilia, viveva al riparo delle congiure nel suo Palazzo ad Akrai

Contribuì a sviluppare nei giovani akrensi il culto di Alessandro e la nascita della gioventù Ieroniana

Akrai diviene Polis e tra i cittadini emerge la nascita di una coscienza civica

si coniano monete

Il culto dell’eroe equitansis

Il Rito per glie eroi Erakles, Fiskion, Istiodoro, Zopiros … la processione iniziava in un luogo per addentrarsi in un vallone dove una sorgente d'acqua veniva utilizzata per i rituali, si proseguiva poi verso l'antica latomia (Templi Ferali). Lì, dopo aver bruciato un'offerta votiva nella fossa, un grido rituale "Ololygé" ha segnalato il momento preciso per spegnere il fuoco sul quale veniva versato il vino contenuto in piccoli crateri. Olio e miele erano sparsi sui naiskoi delle mura

 

Dopo le grandi conquiste di Alessandro Magno, le credenze orientali furono considerate importanti per la religione ellenica. Tra queste credenze, l'Agathos Daimon del re era una delle più importanti. Quindi il culto eroico fu attribuito anche agli spiriti dei soldati morti in guerra

 

Ritrovamenti archeologici di Idromele in Sicilia

 

 

Area sacra di Bitalemi (Gela)                                                    Thesmoforion 

            

                            

                         

 

L' Etnobotanico Giorgio Samorini nell'archeologia dell’idromele

 

Recentemente ha ipotizzato l’impiego di idromele internamente ai riti ellenistici delle Tesmophorie, in particolare in quelle tenute nel santuario di Bitalemi a Gela, in Sicilia. Questi riti si tennero nel periodo che va fra la metà del VII secolo a.C. sino alla distruzione del santuario del 504 a.C. per opera dei Cartaginesi. Negli scavi del santuario sono stati rinvenuti dei crateri corinzi, 

si è discusso sulla possibilità che svolgessero la funzione di contenere vino. Una tale supposizione è tuttavia ostacolata dal fatto che generalmente nella cultura greca e della Magna Grecia alle donne era vietato consumare il vino, soprattutto nei contesti dei riti tenuti in onore a Demetra, quali erano le Tesmophorie. E’ pur vero che v’è chi ha evidenziato un potenziale sovvertimento dell’ordine sociale nei culti demetriaci che avrebbe permesso l’impiego del vino da parte delle donne nel contesto eccezionale del rito ma si tratta di un’ipotesi debole, basata su alcuni ambigui passi del Tesmoforiazuse di Aristofane in un contesto quasi caricaturale e con fini commediografici, e che non dimostra che lo stato invasato delle donne fosse dovuto al vino, a loro proibito. Più interessante risulta l’ipotesi avanzata dalla Albertocchi (2012), la quale ha ipotizzato l’impiego di idromele da parte delle donne nel corso delle Tesmoforie.

Sembra opportuno ricordare che da un punto di vista etnobotanico la presenza dell’idromele è testimoniata da un cratere dove alla colma sono presenti tracce di polline e all’interno resti della filipendula una rosacea che veniva utilizzata per aromatizzare l’idromele.

Tesmophorie in Magna Grecia

A differenza dei Misteri Eleusini che non si sono mai celebrati in Sicilia, nell’isola è avvenuto l’esercizio di un altro rito dedicato  alla dea Demetra e strettamente connesso alla dimensione “pubblica” e  solenne,

sebbene riservato solo ed esclusivamente al sesso femminile. Si tratta delle Tesmoforie, le celebrazioni in onore della dea Demetra “tesmoforos” (da tesmos “legge” e fero “portare”,  ossia “portatrice di legge”).

Le Tesmoforie erano festività in onore di Demetra che si svolgevano durante il mese di Pianepsione (più o meno negli ultimi quindici giorni di Ottobre e ai primi quindici giorni di Novembre). Si tenevano durante la stagione della semina. I festeggiamenti duravano tre giorni e potevano prendervi parte solamente le mogli di liberi cittadini; infatti, le mogli dei meteci e degli stranieri, le schiave e gli uomini non erano ammesse. La sera precedente al primo giorno le donne si riunivano nel tempio dedicato alla dea Demetra.

Durante la notte si svolgeva una sorta di veglia, finché il giorno seguente le donne si recavano in processione fino al tempio: questo giorno veniva chiamato Anodòs, cioè “salita”. Il secondo giorno si chiamava Nestèia, “digiuno”; infatti durante questa giornata si praticava il digiuno per ricordare come Demetra piangendo non mangiava e beveva a causa del rapimento di sua figlia Persefone avvenuto per opera di Ade, e dell’immenso dolore che questo evento le aveva procurato. Infine, durante il terzo giorno, chiamato Kallighèneia, “generatore di belle cose”, ci si dedicava ai festeggiamenti: le donne offrivano alla dea cibi e bevande come Focacce di sesamo e miele,  mentre si cuocevano le carni di un porcellino femmina di latte di cui le donne si cibavano, che veniva sacrificato nei pressi del megaron da un megeiros, seguendo infine il banchetto vero e proprio in cui si consumavano cereali ammorbiditi nel latte di capra o nell’olio e nel miele la maza (cuccia). Durante i tre giorni di festività, alle donne non era concesso avere rapporti sessuali, motivo per il quale alcune leggende raccontano di donne che ingerivano aglio per “allontanare” i mariti o che si stendevano su letti di agnocastus per sopire ogni impulso dei sensi (secondo Plinio il Vecchio, le donne greche che desideravano preservare la propria castità, ponevano alcune foglie di questa pianta sotto il letto e vi dormivano sopra. Un contemporaneo di Plinio, Dioscoride, affermava che "l’Agnus Castus permetteva alle donne di conservare la castità, perché l'odore era così forte che, quando si spargeva sul letto, era un rimedio sufficientemente efficace nello scoraggiare eventuali profferte amorose da parte degli uomini”).

La festa si teneva all’interno del santuario, o Thesmophoreion (che sembra fosse situato fuori dalla città), ed erano le donne a tenere assemblea; da notare, però, che solo le donne sposate o madri potevano parteciparvi, mentre alle vergini (parthenoi) era assolutamente vietato, probabilmente perché questo rito voleva sottolineare il carattere di madre di Demetra, il dolore provato per la perdita della figlia, il suo ruolo di nutrice, tutte caratteristiche ben poco adatte e poco comprese da ragazze vergini. Appare quindi sempre più chiaro il motivo per il quale questa festività coinvolgeva solo donne, mogli e madri. Numerose testimonianze scritte, iconografiche e archeologiche documentano l’importanza della sfera Sonora nell’ambito mitico e rituale di Demetra. Già nell’Inno omerico 1, dedicato alla dea, probabilmente una composizione cantata in occasione dei giochi di Eleusi, vi è riferimento ad un pozzo chiamato kallichoron, «dalle belle danze», dove, secondo Pausania, le donne danzavano e cantavano per Demetra. Nel culto di Demetra ad Eleusi e ad Atene veniva portato un vaso rituale, usato durante la danza forse associata ad un insolito rito che consisteva in una celebrazione in cui il sacerdote, indossando la maschera di Demetra Kidaria, guidava la danza e «batteva con una verga gli Inferi» cioè colpiva con verghe gli esseri sotterranei battendo il suolo. Si trattava probabilmente di un’azione percussiva considerata «evocativa delle entità infere», tesa a stimolare la fecondità e il risveglio ctonio attraverso la sonorità.

 

Diodoro

riporta la cosiddetta «versione siciliana» del mito. Dato l’ampio coinvolgimento popolare, non può escludersi che le festività fossero arricchite dalla musica e che i suoni svolgessero una qualche funzione nel corso degli eventi rituali. A questo proposito risultano interessanti i riferimenti di Diodoro al carattere delle celebrazioni in onore della dea. In Sicilia le feste contemplavano il tema del «riso» di Demetra in  lutto, connesso alla aischrologia causata dall’intervento di un personaggio femminile.  La pratica dell’aischrologia, che spesso si accompagna alle processioni falliche, ed è presente in quasi tutti i Misteri e le feste di Demetra (“è loro costume indulgere in un linguaggio volgare  quando si riuniscono fra loro, e la ragione è che la Dea, grazie a questo linguaggio, sebbene fosse addolorata per il rapimento di Kore, si mettesse a ridere, la pratica dell’aischrologia mira a far conoscere, tramite le parole sconvenienti, ciò che è sconveniente in sè ed è presente in noi, volgendo al contempo il desiderio in senso contrario, verso il bello e l’ordinato- ecco perchè, nonostante la Discesa di Kore, la Dea ride. il «riso» di Demetra assume un carattere liberatorio e conclusivo della vicenda. Questo scaturisce, oltre che dai canti di gioia e dalle danze, dal suono dei krotala e dei Tympana a cui si unisce l’aulos suonato dalla stessa dea.

 

Heracleide di Siracusa racconta nel 'Sulle istituzioni che l'ultimo giorno delle celebrazioni delle Thesmophoria in Siracusa, un dolce fatto di miele e sesamo veniva modellato con la forma delle parti private femminili; e venivano chiamati mylloi in tutta la Sicilia e venivano condotti in processione in onore della Dea.” (Athen. XIV 647a) “Esse gli domandarono di giurare il grande giuramento. Questo avveniva nel seguente modo. Colui che giura, si reca nel temenos delle Dee Thesmophore, dove, dopo che siano stati celebrati certi riti, indossa la veste color porpora della Dea, prende una fiaccola nella mano e recita il giuramento.” (Plut. Dione 56.3). “Nel caso di Demetra, essi preferirono per il sacrificio quel periodo in cui la semina del grano inizia, e per un periodo di dieci giorni essi tengono un raduno festivo che porta il nome di questa Dea ed è assolutamente magnifico a causa della grandezza delle loro preparazioni per esso, ed in osservanza di questa festa imitano l'antico modo di vita. Ed è loro costume, durante questi giorni, indulgere, nell'aischrologia quando si riuniscono, e la ragione di ciò è che grazie all'aischrologia la Dea, anche se addolorata per il rapimento di Core, rise.” (Diod. Sic. V 4.7).

- Akrai: preghiere per Kalligeneia (C.I.G. 5432).

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